Camminare a piedi scalzi è un istinto naturale al quale soprattutto da bambini, fatichiamo a rinunciare. Infatti, una delle lotte dei genitori è proprio quella di insegnare ai propri figli a tenere le scarpe. Eppure, come spesso accade, il nostro istinto naturale, che nei bambini è sempre ben espresso, è quello più salutare e veritiero. Smettere di camminare a piedi scalzi è l’abitudine peggiore che potessimo prendere. E questo lo sanno bene in Nuova Zelanda dove è nato il barefooting, l’attività fisica a piedi scalzi.
I benefici di lasciare i piedi liberi di stare a contatto con la terra sono moltissimi sia a livello fisico che mentale.
Innanzitutto camminare scalzi previene il mal di schiena e i piedi piatti. Ecco perché abituare i bambini a camminare scalzi li può aiutare a non sviluppare, crescendo, problemi plantari, come invece sempre più spesso accade. Inoltre, il maggiore sforzo fisico che i nostri piedi compiono, camminando scalzi, rafforza la muscolatura e protegge le articolazioni delle gambe, migliorando la postura e l’equilibrio. Altri benefici importanti sono relativi alle vene varicose e all’eliminazione di tossine e grassi, oltre che, come è facile immaginare, il forte rafforzamento del sistema immunitario.
Ma i benefici riscontrati non sono pochi anche da un punto di vista più profondo: infatti, una camminata a piedi scalzi immersi nella natura aiuta il rilassamento del sistema nervoso e respiratorio, apportando molti benefici anche in caso di comprovata depressione. Un corretto funzionamento del sistema nervoso, di conseguenza, favorisce anche un corretto ritmo sonno-veglia, migliorando la qualità del nostro riposo e quindi anche della nostra quotidianità. Il contatto diretto con la terra, ci aiuta a essere più presenti e a riportarci nel qui e ora, allentando così l’ansia e lo stress della vita quotidiana o di un particolare momento.
Non sono in pochi, però, a considerare questa pratica molto wild e pericolosa. Non è possibile negare, infatti, che in ambito soprattutto cittadino non sia facile trovare dei luoghi adatti per praticare il barefooting. Se non si dispone di un proprio spazio personale, è sempre consigliabile, infatti, prima perlustrare la propria zona e selezionare alcuni spazi all’aperto sicuri in cui la presenza umana non sia stata eccessivamente contaminante e non siano presenti quindi rifiuti pericolosi o dove si possono incontrare animali potenzialmente pericolosi come i serpenti. Sconsigliate anche le superfici eccessivamente fredde, che agiscono come inibitori delle nostre difese immunitarie e in caso di batteri, anziché rafforzarci, ci espongono al maggiore rischio di contrarre un infezione. Inoltre, se stai iniziando adesso a praticare barefooting, il consiglio è quello di iniziare prima a camminare in libertà in casa, poi gradualmente di passare all’aria aperta e iniziare con tempistiche di allenamento limitate e senza eccedere con lo sforzo fisico: lascia camminate veloci, corse e arrampicata per quando sarai un esperto e i tuoi piedi saranno pronti ad affrontare un simile sforzo. Inizia magari con attività che prevedono già i piedi scalzi, come lo yoga, il pilates e le arti marziali. Ascoltare il nostro corpo in questi casi è essenziale: nel momento in cui inizi ad avvertire troppo dolore, soprattutto ai talloni, anche dopo esserti riposato, indossa di nuovo le scarpe e riprendi la tua pratica di barefooting quando sarai completamente guarito. Per quanto camminare a piedi scalzi sia un nostro istinto naturale, non possiamo non considerare che i nostri piedi sono ormai abituati a essere protetti dalle calzature. Datti tempo e vedrai che camminare a piedi tornerà ben presto a essere la tua normalità.
Insomma, sembrerebbe proprio che se fino a questo momento abbiamo sempre pensato che il vero lusso fosse racchiuso in quel paio di scarpe che da tempo sogniamo, ora sappiamo che tutta la ricchezza di cui abbiamo bisogno per il nostro reale benessere ci è stata fornita dalla natura.
E tu? Non hai ancora tolto le scarpe?