C’è chi di indossare un abito senza etichetta non ne vuole sapere nulla e non sopporta neppure l’idea di vedere un proprio capo su qualcun altro, e chi invece si sta lasciando andare sempre di più al Re-fashion, la moda dei vestiti usati.
Il Re-fashion è una pratica che esiste da sempre: pensiamo nel piccolo alle mamme che si scambiano tra loro i vestiti dei propri bambini. In passato non esisteva un nome per definire questa particolare forma di microeconomia interna, ma oggi sì, e non solo. Sono sempre di più nel mondo i negozi, sia fisici che virtuali, in cui sono messi in vendita abiti di seconda mano. Ma perché è importante dare una seconda vita a capi usati?
In primis sicuramente per una questione puramente ambientale. Senza dubbio questa è la ragione principale per la quale questa moda sta spopolando molto più che in passato, quando sui pericoli ai quali stavamo esponendo il nostro pianeta eravamo ancora poco informati. Oggi però siamo più o meno tutti consci che con l’avvento del fast-fashion, sul mercato sono quotidianamente immessi capi di scarsa qualità e inquinanti che quasi mai vengono portati alla fine del loro ciclo di vita. Proprio perché acquistati a poco prezzo, infatti, vengono gettati via con molta più facilità. La stessa con la quale vengono dispersi, diventando tra i primi fattori di inquinamento ambientale. Entrare nell’ottica del second-hand, anche solo donando alle persone a noi care gli abiti che per mille ragioni non vogliamo più, può essere un ottimo modo per fermare questo pericoloso processo. In fin dei conti poche cose sono soggettive come la moda e ciò che oggi non piace più a me, può essere esattamente ciò che invece un’altra persona sta cercando.
Una seconda ragione è il risveglio della creatività. Che li acquistiamo o che ci vengano donati, essendo capi usati, non avremo la possibilità di poter scegliere la taglia o il colore che più desideriamo. Questo può essere un bene, perché ci da la preziosa opportunità di adattare al nostro corpo, alle nostre esigenze e ai nostri gusti un capo che all’apparenza non è fatto su misura per noi, ma potrebbe presto diventarlo con l’aiuto della nostra creatività e della nostra fantasia. I più coraggiosi possono lanciarsi in operazioni di taglio e cucito, altri in cambio colore o semplicemente in combinazioni e abbinamenti mai considerati prima, dando un tocco di originalità impossibile da trovare altrove. E chissà che non venga fuori qualche nuovo inaspettato stilista!
Un’altra ragione, a mio avviso non meno importante, è la responsabilità che indossiamo scegliendo o donando second-hand. Che lo vogliamo o no, ogni indumento che abbiamo nell’armadio è intrinseco di un pezzo della nostra storia: sia questa un solo giorno o nostra quotidianità. Donando un nostro capo o acquistandone uno di seconda mano, ci prendiamo la meravigliosa responsabilità di custodire un pezzo di storia di qualcuno e continuare a scriverne un’altra parte. Questa è un po’ la ragione che più o meno consapevolmente ci spinge a indossare gli abiti delle persone che amiamo. Un esempio sono gli abiti della gioventù delle nostre mamme, nonne o zie. Se vi è mai capitato di indossarli e riadattarli secondo i vostri gusti, conoscerete bene la magica sensazione che si prova.
Insomma, il Re-fashion sembra vantare non pochi vantaggi e anche per i non fan dell’usato esiste la possibilità di ricreare una piccola economia circolare con le persone care In fondo una serata in cui ci si scambia vestiti ha anche l’aria di essere qualcosa di molto divertente.
Don’t you think?!